martedì 22 settembre 2020

un nuovo inizio < Il tumulto del mare ascoltavo una sera quando un grido di aiuto mi giunse dal fragore delle onde; scrutai le tenebre e la costa ma nulla vidi. Attesi per un’ora il ritorno del vento, poi turbato rientrai verso casa. Durante la notte un sonno agitato si trasformò in un incubo: una tigre mi divorò il cuore, ma l’assenza di sangue rivelò l’inganno. Urlai a Dio che tutto ciò non era vero! Che il cuore era ancora con me. Mi svegliai madido dagli abissi di sale e di ghiaccio. Rivoli di lacrime calde tracciavano sconosciuti profili del mio volto. ….Allora scorsi il naufrago che gridò aiuto quella sera 23/09/2020

domenica 24 novembre 2013

L'inferno, è il luogo di eterno castigo per i malvagi, ma ciò che rende orribile è proprio l'eternità della pena. C'è un argomento tuttavia che invalida l'eternità dell'inferno. L'uomo non è immortale, l'immortalità è dono di Dio in Cristo, quindi se è un dono, non può essere rivolta contro lo stesso individuo a cui viene concessa.

mercoledì 14 agosto 2013

Abito in un bosco attraversato dal fiume Arverno, in una casa quadrata vicino ad una frattura rocciosa. Aspetto qualcuno: un cocchio alato che mi porti al lago. Non so chi sono; fa lo stesso. Che strano però: esser all'inferno senza esser nati!

domenica 4 agosto 2013

A proposito de Il Custode.... “...era una sfida difficile affrontare l’enigma in modo analitico, senza cadere nell’enigma. Mi sembra che lei abbia superato la sfida col nitore della scrittura e la fermezza dello sguardo”.....Giuseppe Pontiggia

sabato 22 dicembre 2012

DIAMANTI AL MERCURIO

Dei diamanti al mercurio si odiava la parola. Condannati sulle rive del fiume facevamo il teatro. Per gloria, che non arrivava mai; e allora ci occupavamo di fantasmi. Ora, nei diciassette anni che vissi molti furono i sogni che Dio mi mandò; essi modificano i pensieri, la persona, il sangue. Quante volte ho creduto di soccombere, la violenza che ho subito e percosso. La sofferenza è critica. Chi ha provato il sospiro della speranza, e il pensiero del buio, lo sa. Mio nonno, mio nonno dorme il sonno eterno nel cimitero della Bastia, quante volte questa frase si è imposta, come l’eco sordo si una campana sepolta. Quante porte aperte e chiuse, di un edificio nebuloso e alto erano implicate in questo. Oserei dire che l’armonia contempla tutti gli esseri. E per via di fantasia trovare alcune simmetrie, inspiegabili con le parole. Comune senso del gaudio ombro una verticale spezzata nel testo lacerato. Ciò rende tutto unanime. Noi condannati ci siamo persi all’imbrunire del sonno. Solo gli alligatori sopportano la corsa del tempo, non la mia memoria. Corrente si scarica nei fiumi celesti. A volte penso che siano le condizioni del quieto vivere a dettar legge circostanze maliziose fresche e perentorie di inusitata bellezza, mai prova falsa vi fu. Pensiamo al corpo giovane di una donna o di un uomo alle sue spalle rette e quadrate alla luce degli occhi. Ho il cuore piccolo per queste cose e le parentesi contrapposte formano il volto di una donna, una stella a destra, e una luna a sinistra sotto un tacco formano un presepe. Io mi volgo a te Signore per nutrire il mio corpo con il tuo spirito, non ho altri documenti che il dolore. La campagna è dietro l’angolo. Il mio secondo nome è inammissibile, l’arsione del tempo freddatosi dentro di me col tempo d’uno specchio rotto si deve rimarginare. Brucia qualcosa nel mio corpo. Qualche ragazza mi mulina in testa due forse mi rimbalzano nel ventre e si fermano nel busto. E’ un vento che gira e io non so orientarmi, l’unica cosa è rimanere fermi non dare seguito al movimento sfuggente; è più veloce della mia mente. Prego il Signore perché sappia ciò che voglio per il mio domani. I secoli bui di cavalieri mercenari cavalcano le colline devastate delle campagne d’inverno. Io mi congedo da quelle storie digrignanti; un arco mi tende la mano, staziona nell’aria-terra, dentro umida, è nel buio oggetti e campanelle suonano vicine. Aah, quante voci parlano dentro.

"Padre Gian Lorenzo Berti da Seravezza Teologo del Settecento, tra rinnovamento dottrinario e accuse di Giansenismo" - di Massimo Tarabella

Padre Gian Lorenzo Berti da Seravezza è stato uno dei massimi teologi del Settecento, tuttavia ancora oggi è un illustre sconosciuto del nostro Comune, nonostante l’album biografico pubblicato dal maestro Lega, quasi trent’anni fa. Scopo di questa conferenza è riportarlo alla luce mettendo in risalto il ruolo che ebbe nel grande dibattito teologico che lo coinvolse contro vasti settori della Chiesa. La Chiesa cattolica del Settecento è un’istituzione in crisi: all’esterno per la progressiva perdita d’autorità nei confronti di un’Europa sempre più indipendente; all’interno per la distanza creatasi tra Gerarchia ecclesiastica e basso clero che ha facilitato un diffusa perdita di moralità, di costume e di senso spirituale tra i sacerdoti: impegnati più nelle attività di precetto e di servitù presso le grandi famiglie, che nella cura delle anime. Contro questo decadimento è avvertita, da parte di alcuni Ordini religiosi, la necessità di ritrovare la spiritualità perduta, ritornando alla tradizione più rigorosa dei princìpi di Sant’Agostino. In questo senso a Padre Berti viene affidato il compito di redigere un manuale di rigida formazione spirituale da adottare in tutte le scuole. Ma è un compito complesso e pieno di insidie: giuridiche, dottrinarie e “politiche”. I princìpi dell’ortodossia agostiniana sono già stati bollati di eresia, perché troppo affini alle dottrine del Baianismo e del Giansenismo; implica ritoccare le controversie secolari della Grazia e del Libero Arbitrio; comporta scontrarsi col sistema d’insegnamento vigente della Scolastica, quindi incontrare la resistenza dei Gesuiti, l’ordine più forte della Chiesa. Rendere “compatibile” la teologia del Berti all’interno di così stretti vincoli è impresa ardua anche per una mente abituata a giocare con distinguo e sillogismi. Di fatti, padre Berti troverà la peggiore dell’accusa: “Giansenismo”. Trascinato in una dura dialettica con la Chiesa francese prima, e con i gesuiti italiani poi, il Berti è chiamato a difendersi da tutte le critiche che gli piovono da mezza Europa. Benedetto XIV, preoccupato per l’unità della Chiesa, risolverà la vertenza imponendo il silenzio, e il manuale del Berti sarà adottato solo in alcune scuole. Successivamente, di lì a poco il Berti accetterà la cattedra di Storia della Chiesa all’Università di Pisa. Numerose sono le opere del Berti; da ricordare in particolare: il "Manuale di Storia della Chiesa"; le "Dissertazioni sulla Teologia de La Divina Commedia", e il suo intervento a favore dell’innesto del vaiolo nella pratica medica.

giovedì 10 febbraio 2011

Compagni di sventura

Leggete che successe ad un mio amico che si ritrovò in una balera massese una sera di tanti anni fà, da solo poveraccio. Questo scritto m'ha mandato affinchè glielo pubblichi; anche come monito per i più giovani (o meno giovani) che bazzicano i locali e che nel buio e con l'atmosfera, òcchiano donne che lì per lì sembrano belle, e invece portate alla luce del giorno c'è da scappare a gambe levate. (Ne so qualcosa anch'io, per questo vi rimando al brano "Una serata al ballo liscio", che trovate in questo blog).
Ora ci si ride su. E meno male; ma nonostante siano passati decenni a tutt'oggi il mio amico un po' si vergogna; per cui invece del nome ha firmato il goliardico inno "GAUDEAMOUS IGITUR" (eh lo capisco sì!).

§§§

Una sera, una triste domenica sera di fine novembre (non c'è di peggio), in una balera del litorale massese, mi avventuro alla ricerca di non so nemmeno cosa.
In un angolo c'è una donna sola, più larga che lunga: una "tronfiona", che io ribattezzo subito "bolgio".
Bene o male questa mi squadra, fà due conti, la mia magrezza è quello che lei sogna da sempre e quindi per lei sono un bocconcino su cui sfogare le sue frustrazioni.
S'incrociano sorrisi e sguardi disperatamente complici.
Fuori nella sua PRINZ verdolina, sedili ribaltabili!!!....musica di Califano!!!...mi sento male...vetri appannati, odore nauseabondo di prodotti anti-sudore, o per l'igiene intima (non approfondisco).
Interpreto la pesante collana d'oro della "Margofa", (con medaglia della Madonna persa in due tette usate come armi improprie)..come una premorte dovuta a strangolamento o soffocamento. Scatto fuori nella pineta fra rischi di vario genere; aspetto che l'ansimante PRINZ si dilegui fra le carducciane nebbie mattutine, ed il lunedì mattina per la prima volta vado a lavorare vittorioso.
GAUDEAMUS IGITUR